Considerazioni su alcuni effetti negativi della pillola. Atrofia endometriale, ovaie micropolicistiche, amenorrea post-pillola.
Presso gli ambulatori di ginecologia dell’adolescenza le ragazze, ancora poco più che bambine, vengono frettolosamente avviate all’assunzione della ‘pillola’. In molti casi l’indicazione viene inizialmente posta per curare disturbi mestruali, ma una volta sperimentata la libertà che ne consegue il gioco è fatto: ignare dell’alto prezzo che pagheranno, molte giovani proseguono l’assunzione del farmaco anche per decenni.
La maturazione dell’organismo femminile si fonda sul dialogo che l’ipofisi intesse con le ovaie al fine di una armoniosa produzione degli estrogeni e del progesterone che garantisca la migliore espressione di tutti i fenomeni connessi con la fertilità, dal desiderio sessuale alla procreazione. Orbene, la ‘pillola’ interferisce proprio con questo dialogo: essa invia all’ipofisi un messaggio sbagliato, inducendola ad abbandonare il governo dei follicoli ovarici sede della produzione ormonale.
Di conseguenza l’ovulazione è impedita, e con essa i mutamenti psico-fisici che rendono la donna una ‘vera donna’. Non è dunque esagerato affermare che, al pari di un frutto acerbo conservato per mesi in frigorifero, che non assumerà mai le caratteristiche organolettiche di quelli maturati al sole, una fanciulla che abbia continuato ad assumere la ‘pillola’ per decenni abbia irrimediabilmente compromesso gli eventi fisiologici propri della femminilità: ella, sia pure appagata dal riconoscersi nei moderni stereotipi che la pretendono funzionale al sesso ed al lavoro, non saprà mai cosa significa diventare donna nel vero senso della parola.
L’essenza, o meglio la sacralità femminile, tutta discende dall’equilibrato avvicendarsi delle fasi del ciclo mestruale, come da quello delle stagioni dipende l’equilibrio del mondo. Così intesa, anche la sessualità femminile assume un fine più alto del semplice orgasmo, che è quello della maternità ad essa indissolubilmente legata. Questo vincolo ormonale della sessualità con il concepimento sortisce un effetto simile a quello di un albero che non desideri mettere fiori se non come uno stadio intermedio nella produzione dei frutti. Esso è insito nel profondo dell’animo femminile, non nel senso che necessariamente ogni rapporto sessuale debba sfociare nel concepimento, bensì che il più felice dei rapporti possibili è quello che si compie con il compagno che al momento giusto (che solo la donna conosce) possa diventare il padre dei suoi figli. Bisogna dunque considerare che questo alto sentire è il risultato di una regolazione endocrina, con la quale la ‘pillola’ spesso pesantemente confligge.
Al contrario, nel periodo intorno alla menopausa, detto ‘climaterio’, la pillola può diventare un toccasana. Come in parte ho spiegato in precedenza, virtualmente tutte le funzioni dell’organismo femminile si giovano dell’influenza regolatrice degli ormoni ovarici. Il deficit ormonale proprio della menopausa riguarda primariamente la ritmica produzione degli estrogeni e del progesterone a livello dei follicoli ovarici, ma finisce col coinvolgere anche altri ormoni della medesima costellazione.
Il concetto di ‘costellazione endocrina’ si adopera in medicina per intendere che le ghiandole, unitamente ai loro tessuti-bersaglio, sono legate da rapporti funzionali stabili, per cui al venir meno di una di esse le altre ne risentono, come ne risentirebbero le stelle dell’Orsa Maggiore se la principale di esse, Alioth, cedesse il posto a un buco nero. Ecco dunque che il supplemento di estrogeni e progesterone che la ‘pillola’ fornisce, mascherando il deficit della loro produzione ovarica, non solo sopperisce alle necessità di loro stretta pertinenza, ma evita in una certa misura anche gli squilibri che si verrebbero a creare a carico delle altre stelle della stessa costellazione.
Ma di quali stelle si tratterebbe? Orbene, per quanto riguarda le ghiandole endocrine si riconosce lo stretto rapporto esistente fra l’ipotalamo, l’ipofisi e le ovaie, che producono rispettivamente i fattori di rilasciamento delle gonadotropine, le gonadotropine e gli ormoni ovarici. Meno conosciuto è il legame che queste ghiandole intessono col surrene e coi tessuti bersaglio, i quali ultimi, attraverso la produzione di messaggeri, divengono a loro volta regolatori a ritroso delle stesse ghiandole. La complessità delle loro interrelazioni è tale che oltre al diretto coinvolgimento dell’utero, delle ovaie, della vagina, della vulva, il deficit della funzione ovarica comporterà direttamente o indirettamente quello dell’apparato urinario, del tessuto osseo, del tessuto adiposo e del tessuto nervoso.
Bisogna dunque affermare con chiarezza che il supplemento di ormoni ovarici in climaterio (cioè la pillola) costituisce uno strumento di grande efficacia per il mantenimento di rapporti stabili fra le stelle della costellazione, prevenendo in tal modo molte malattie e rallentando l’invecchiamento.
Le mie pazienti che hanno assunto per anni la ‘pillola’ a scopo contraccettivo, giunte intorno agli anni della menopausa, mi chiedono se sia il caso di sospendere la terapia per consentire la fisiologica cessazione dei flussi mestruali: difatti il loro medico di base, la loro madre, l’amica del pianerottolo di fronte, la parrucchiera e perfino il sagrestano e il vigile del fuoco, sostengono che la menopausa è un evento naturale, mentre la prosecuzione dei flussi è da considerare quanto meno sospetta. Inoltre pesanti dubbi sono stati sollevati riguardo ad un possibile ruolo degli ormoni ovarici nella genesi del cancro della mammella.
In realtà le cose stanno diversamente. Innanzitutto la finalità di non sospendere la ‘pillola’ non è quella di mantenere le mestruazioni (che in questa fase della vita non hanno più alcuna utilità), bensì di non privare l’organismo degli estrogeni e del progesterone che governano virtualmente tutte le funzioni del corpo e della mente. Una volta interrotta l’assunzione, poiché le ovaie, ormai prive dei follicoli, non sono più in grado di produrre i loro ormoni, l’organismo ne sarà privato bruscamente: Alioth cederà il posto ad un buco nero!
La menopausa ‘naturale’, al contrario, purché avvenga in maniera fisiologica, prevede una graduale sostituzione della funzione ovarica da parte di altre stazioni, delle quali sono note il tessuto adiposo ed il surrene, quest’ultimo addirittura denominato ‘terza gonade’ ( ! ) proprio per la funzione vicariante che espleta in climaterio. Ma l’alta incidenza di fastidiosi sintomi dimostra che la menopausa fisiologica non è molto frequente, e tanto meno nelle pazienti che interrompono bruscamente la ‘pillola’. Poco male, si dirà! Aspetteremo che Madre Natura faccia il suo corso sopportando stoicamente la caldane ! Va bene. Ma a volte la Natura è matrigna! E se alle caldane si aggiungessero crisi di tachicardia, claustrofobia, agorafobia, depressione, insonnia, disuria, dispareunia (cioè rapporti sessuali fastidiosi e dolorosi), scomparsa della libido (cioè mancanza della voglia di fare all’amore), dolori articolari, osteoporosi, cosa diventerebbe la vita?
Durante il climaterio molte pazienti implorano il ritorno ad una normale esistenza, e tanto giustifica la terapia ormonale sostitutiva ogni volta che serva. Ma qui mi preme sottolineare che, per le donne che assumano da tempo la ‘pillola’, la sua sospensione, a fronte del rischio di scatenare la sindrome climaterica, non comporta alcun vantaggio.
E la questione del cancro della mammella? – si obietterà. A questo riguardo sono necessarie le seguenti considerazioni:
– l’influenza dell’assunzione di estro-progestinici sull’incidenza del cancro è stata esplorata molti anni fa. È emerso che la ‘pillola’ determina una riduzione del rischio di cancro del corpo dell’utero, delle ovaie, e (sembrerebbe) anche del colon, mentre lievemente aumentato sarebbe quello del collo dell’utero. Riguardo a quest’ultimo bisogna tener presente però che esso è a sua volta legato all’attività sessuale, che si presume più libera, intensa e ‘disordinata’ in presenza di una contraccezione efficace: dunque il suo aumento non può essere attribuito ad un’azione diretta della ‘pillola’;
– la ‘pillola’ determina un lieve aumento del rischio di cancro della mammella, (dal tre e un quarto per mille, che è il rischio base per tutte le donne, al quattro per mille). Questo lieve aumento riguarda prevalentemente la forma ormono-dipendente del cancro mammario, che è quella meglio curabile attraverso la somministrazione di anti-estrogeni (oltre che della chirurgia);
– sia il cancro del collo uterino che quello della mammella possono essere oggi diagnosticati in fase precoce, il primo mediante il Pap test, il secondo mediante la visita senologica, l’ecografia e la mammografia, ed efficacemente curati.
La scelta di una terapia ‘ormonale sostitutiva’ in climaterio, deve porre a confronto questo lieve aumento del rischio con l’efficacia della protezione degli altri cancri (endometrio, ovaie e colon), e con il deterioramento della qualità di vita individuale, affettiva e sociale che la menopausa comporta. La decisione ultima spetta alla paziente correttamente informata.